Black Special

Posted on 01/01/2022 in amarcord

Non ricordo bene che anno fosse - mi sa il 2002 o 2003 - ed ero a Londra da parenti.

Mi telefona un collega (tecnicamente il boss) che chiameremo Marco. "Leo, emergenza: domani io dovevo essere a Londra per un meeting al Victoria&Albert con Christian, Kirk e gli altri, però ho un impiccio e non posso. Puoi andarci tu? Tanto c'è solo da ascoltare, prendere appunti e se fanno domande su XXX, tu sai rispondere."

"Sicuro. Al VAM, a che ora?"

L'indomani alle otto ero all'ingresso secondario del Victoria & Albert Museum, e non c'era nessuno. "Dentro, troverò bene qualcuno che mi possa dare indicazioni", mi dico.

Avanzo quindi giù per la discesa, incuriosito sentendo più avanti una certa ilarità, e mi ritrovo davanti una garitta con tre costoloni dai tratti africano orientali, di due metri e un quintale di muscoli l'uno, in divisa, che ridono e scherzano sotto ad un cartello con scritto - non scherzo - "ALERT STATUS: BLACK SPECIAL" in Comic Sans, in colore rosa su sfondo nero.

Questi tre seguitano a ridere e non mi ca...lcolano manco di striscio, sicché dico fra me, "abbeh", e vado avanti, oltrepassando una striscia gialla e nera per terra priva di evidenti significati intrinseci.

Uno dei tre costoloni a quel punto si riscuote e, sempre con la voce ridereccia, mi fa tutto allegro...

"Hey, sir! Ha visto il cartello?" e indica il cartello alla parete che pareva l'origine di tanto buonumore.

ALERT STATUS: BLACK SPECIAL.

"Black special". E questi tre sono, indubbiamente, black, e azzarderei anche un bel po' special. Intuisco vagamente dove possa andare a parare l'umorismo. Guardando poi meglio, il cartello è in una cornice, e sopra c'è scritto... "BIKINI"? Ai 15 luoghi comuni che avevo in testa, se ne aggiungono altri nove.

"Sì... bel cartello," sorrido quindi. Dopo di che, mi volto e proseguo.

Ora, onestamente. Una scritta rosa confetto, Comic Sans, "Bikini", "Black Special", e tre tizi neri che ci ridacchiano sopra. E dài, su.

Come facevo a sapere che "Bikini" - dal nome dell'atollo dove negli anni Cinquanta facevano esplodere le bombe nucleari - è il nome dato da Scotland Yard alla scala di allerta per le forze di sicurezza?

E che "Bikini: Special Black" in rosa, lungi dall'indicare alcunché di kinky, significava che ai tre costoloni era stato detto di stare sull'avviso per possibili atti terroristici contro il Museo?

L'avevano presa in ridere, certo: poi ti arriva un tizio con tratti mediterranei, la barba e l'accento straniero, con un lungo cappotto e una grossa borsa, e non si ferma al limite di sicurezza.

Vai vai che smisero di ridere immediatamente: e mi placcarono in tre.

Chi ero, e cosa ci facevo lì?

"Sono qui per un meeting, certamente ci sarà il mio nome nella lista VIP, ecco i documenti...", farfuglio.

Frush, frush. "Italy, Italy, Italy... Italy. Lei è il signor Marco C., sir?"

"Euh, no. No, sono... il suo vice..."

"Sir, qui non è indicato nessun vice."

Mi guardano molto male tutti e tre, e io entro nel panico.

"Potreste chiedere al dottor Padfield? Sicuramente lui..."

"Non c'è nessun dottor Padfield che lavora qui, sir."

"Uh... ah, è vero, mi... mi sono confuso. Lui è alla National Gallery. Già. Eh. Qui c'è, urgh, er, la dottoressa... come si chiamava... um... Rachel? Rachel qualcosa..."

Non li stavo convincendo, anzi. Marco, dal canto suo, non rispondeva al cellulare.

Ma, in quella, in cima alla discesa si ferma un taxi e ne scende Christian Lahanier - il direttore del C2RMF, anche lui lì per il meeting, in tempo per impedirmi di essere impacchettato e spedito a Scotland Yard.

Il ricordo che ho, di lui che scende dal taxi fra due ali di cherubini che spargono gigli, è probabilmente non autentico.

(Questo incidente è realmente accaduto, ma potrei essermi dimenticato di includerlo nella mia relazione di quel giorno)