Paella

Posted on 08/07/2022 in amarcord

Pranzo di fortuna a casa dei miei.

Paella surgelata "pronta in padella" del tardo Mesolitico recuperata dal congelatore a pozzo, che fa molto Roald Amundsen; dal ragù fluorescente alle trote mummificate, lì dentro c'è stato di tutto. Mi ricordo che su Fidonet avevo messo una tagline in ricordo delle parole del mio amico Stefano quando mi aiutò a pulire il vile elettrodomestico nel lontano 1987: "Ma il celacanto non era estinto1? Qui ce n'è uno...".

Comunque, tornando ai quattro zompi in padella, il problema è che negli anni la paella si è incastonata in un ingiovevole iceberg paleocristico di tre chili sani. Se si mette in pentola, viene fuori forse un cacciucco; nel microonde, non si sa che cottura potrebbe venirne fuori, ma l'ICNIRP, nonché anni di letture di Lovecraft, sconsigliano anche solo di provarcisi.

Una poco convinta rimozione per scrostamento del grosso del ghiaccio mi lascia con le dita insensibili e il giramento di scatole.

Ma Marione che è con me non si perde d'animo: "Ci penso io!"2, esclama, e preso un batticarne, avvolge il reperto in un asciugamano da cucina e procede a suppliziarlo menando botte da orbi. L'asciugamano cede prontamente, mitragliando la cucina di shrapnel di gamberetti.

Dopo cinque minuti, eliminato il grosso del ghiaccio, il Nostro presenta fiero la paella antartica all'impadellamento e, essendo quello che è, aggiunge con aria saputa il commento: «Vis grata paellis».



  1. in realtà, è dal 1938 che si sa che il celacanto è vivo e sta bene. 

  2. l'ultima volta che sentii questa frase, dopo qualche secondo evitai di misura un'esplosione di vetro, acido e palline di zinco.