Pompa

Posted on 23/07/2022 in bricolage

Ecco un elegante progettyno per un fine settimana giovane.

(Segue coro indù di bestemmioni).

Pezzi necessari:

  • una scatola cilindrica da 500 g di metallo buono, con tappo a vite, tipo caffè.
  • un metro (se possibile) di tubo flessibile tipo ipodermoclisi. Deve reggere un intervallo di temperature da -20 a +120 gradi
  • la stessa lunghezza di tubo un po' più grosso, ma no quanto una systola da giardino eh. Flessibile ma non troppo.
  • una pompa centrifuga acqua/aria da 12 V con una prevalenza decente. Se sta nel tappo della scatola, è più estetico.
  • una micropompa a pistoni per liquidi caldi (per sicurezza almeno un 120 gradi), meglio se in metallo, 12V 0.3A, meglio se sta dentro il tappo della scatola. Se no l'incollate fuori, mi raccomando epossidico e non termocolla, facendo due fori nel tappo.
  • una termoresistenza a spirale di dimensioni adeguate per la scatola del caffè (oppure uno scaldacaffè per auto "Rungao" però va smontato). Deve stare sul fondo ma non proprio a contatto. Tre distanziatori in epossidico e tre fermi in epossidico sono sufficienti.
  • un termistore NTC i2c per Arduino, rating da -50 a +150 gradi, per liquidi
  • un Arduino Nano con mini-circuito alimentatore da 12V
  • un relé a stato solido per Arduino per connettere/disconnettere la termoresistenza.
  • mini scatolina a tenuta stagna per tenere l'Arduino, da incollare dentro al tappo della scatola cilindrica, così è più bellino. La scatola andrà fissata con l'epossidico.

(A questo punto qualcuno osserverà che al posto di termistore, Arduino e relé ci potevo mettere un termostato Ghioni di quelli proprio a rotella, che non richiede programmazione e non si guasta: o meglio ancora un DollaTek da sette euri su Amazon con sensore a immersione, il sensore entra nella scatola da un foro, il Dollatek sta al sicuro fuori. Vero. Me lo sono segnato per la versione 2.0).

  • adesivo epossidico, tanto. Non si dovrebbe, ma, se non s'è capito, io lo uso come componente strutturale.
  • un alimentatore da 12V almeno 5A. Perché almeno 5A? Perché fra resistenza e pompette ne ho usato uno da 2A e mi s'è bruciato, quer caiordo.
  • lana e duct tape per essere ECO GREEN e non bruciarsi le falangi.

La versione 2.0 avrà anche un limitatore di corrente per la resistenza e qualche LED di stato. Nel duemilatrenta.

La prima cosa da fare è un foro comodo nel tubo grosso a 20 centimetri da una estremità, in cui infilare il tubo piccolo in modo da fargli fare 80 centimetri e passa dentro al tubo grosso finché sòrte dall'altra parte. Poi si tira un altro po' fuori il tubo piccolo per facilitare la parte successiva. Se invece uno vuol fare il guappo, può far passare i tubi uno dentro l'altro. Con un po' di WD40 non ci vuole nulla. In entrambi i casi fra i tubi deve rimanere un bello spazio: la pompa aspirante deve aspirare con entusiasmo. Mettere il tubo concentrico così però non è una buona idea, perché avreste appena costruito uno scambiatore in controflusso, che in questo contesto è la roba meno efficiente possibile (se il tubo interno fosse buon conduttore di calore, avreste la garanzia che tutto l'accrocco non serve praticamente a nulla).

La parte difficile è il tappo indicato sotto con "E": io alla fine ho lasciato indurire un dischetto di epossidico di diametro appena più grande del tubo grosso, poi ci ho fatto nel centro un foro un sospiro più piccolo del tubo piccolo, e tutto intorno sei fori più larghi possibile senza spaccare l'epossidico (che, se no, vero). Altra possibilità è usare la punta di una penna Staedtler Pigment Liner 308 di quelle grigio chiaro, se avete i tubi dei diametri giusti e una Staedtler da sacrificare (io naturalmente l'ho scoperto dopo aver già costruito, montato e collaudato il tappo).

Fatto ciò, si infila a forza il tubo piccolo nel bùo centrale, e si infila il tappo a ritroso nel tubo grosso, sforzando pure lui in modo da avere tenuta, e dopo aver tirato un po' fuori il tubo piccolo dal foro nel tubo grosso in modo che i due tubi siano per lo più coassiali (sì, col cavolo), si ha qualcosa che in sezione è fatto così:

   ====================/ ... /=======================
   EEEE                /     
---EEEE----------------/     /----+                     ---> alla pompa aria/acqua
---EEEE----------------/     /--+ |
   EEEE                /     /  | |
   ====================/ ... /==+ +==================
                                | |
                                | +----------------     <--- dal pistone
   <---- 20 cm ---------------> +------------------

Una bella sbaffata di epossidico intorno all'uscita del tubicino dal tubicione garantisce la tenuta stagna.

Il tubo grosso si collega all'aspirazione della pompa aria/acqua, che scarica dentro la caldaia Illy. Sul fondo della caldaia Illy, non a contatto con la termoresistenza mi raccomando, si mette l'aspirazione del pistone, che espirerà l'acqua bella abbollore dentro il tubo piccolo.

Sul coperchio della caldaia si fa un altro foro, per impedire che le due pompe interferiscano tra di loro (maledette).

pompa Alla fine si ottiene una roba come questa qui accanto.

Poi si regola il pistone perché soffi l'acqua molto, molto lentamente - da 0.5 a 2 centimetri cubi al secondo è il suo.

La pompa aria/acqua invece si imposta sul massimo. Attenzione che in questa fase si può incocciare nel maledetto effetto farfalla, ossia "un fluido che scorre in un tubo induce sulle pareti una pressione negativa dipendente dalla velocità, e tale da poter perfino portare allo schiacciamento del tubo". Se ciò succede occorre ridurre la velocità, e se la riduzione è eccessiva perché a quel punto la pompa succhia troppo poco, può toccare di dover cambiare il tubo con uno meno flaccido.

Una scoperta che ho fatto con grave disappunto è che il test va fatto in aria, in acqua e anche in miscela aria/acqua, per essere sicuri che il tubo rimanga in tutti i casi turgido ed efficiente. L'idea di metterci dentro una lunga molla d'acciaio uso stent per mantenerlo barzotto è, invece, una idiozia talmente idiota che poteva venire in mente solo a me e, naturalmente, non poteva funzionare, e infatti non ha funzionato: dopo aver infilato i primi dieci centimetri, non c'è cristi che la molla vada più oltre, né a spingere, né a ungere, né a farci l'elicottero; altre tecniche in uso in chirurgia vascolare, applicate a una ordinaria molla per infilarla stretta, vi faranno sentire assai furbi e addottorati finché, giunti in ultimo, non scoprirete che la deformazione è permanente e avete rovinato la molla e quasi anche il tubo. Bene, e così ora lo so.

Una volta riempito a metà di acqua ed acceso per la seconda volta (la prima serve a scoprire gli errori di sigillatura e dare qualche ritocco di epossidico digrignando i denti e maledicendo Gog e Magog), l'aggeggio ci mette circa un quarto d'ora ad andare in temperatura (va bene così. Una resistenza a 220V... anche no, ecco), con l'acqua dentro a 80-90 gradi tranquilli. Di più meglio di no. In questa fase scoprirete che la caldaia, essendo in metallo, è troppo calda per tenerla in mano, e quindi va isolata con un giro di lana isolante e nastro americano. Io ovviamente lo sapevo fin da prima, era per vedere se stavate attenti.

Accendendo ora ambedue le pompe, si ottiene un tubicione che all'estremità spruzza, dal centro, piano e in modo maneggevole, uno schizzo di acqua molto calda ad almeno un 60-70 gradi (vedete anzi di 'un farvi male): e se si trova davanti un ostacolo che rompe il getto, istantaneamente risucchia la medesima acqua dal tubo grosso, in ciclo continuo.

Gli è fatto; gli è maturo; gli è dòrco.

A questo punto, finalmente, si può aprire lo stramaledetto freezer diolostrafulmini, staccare la parete di fondo dietro cui si trova la serpentina con il circuito "lo sai chi è che ti fa il nofrost davvero tanto tanto tanto?", e in basso troverete la vaschetta di raccolta che pare il lago ghiacciato del Cocito.

Introducendovi il tubo a mo' di Lucifero, in pochi secondi (o mesetti) il getto caldo si aprirà la strada fino al foro di scolma in modo pulito ed efficiente. Giusto il tempo di mormorare "Dio bono, come pompa 'sto pippero!", e il tubicione fatato riporterà il freezer alla pristina efficienza, in un tempo così breve che non servirà nemmeno mettere in sicurezza termica i tre cassetti di surgelati (se nelle prossime due settimane mi viene lo sturbo d'intestino, vuol dire che invece sarebbe servito; ma ormai sarà tardi).

La cosa importante (e il motivo per cui il tubicione non può essere troppo largo, anche se così succhierebbe meglio) è che il foro di scolma è come il piumone di Zerocalcare, te ce devi sporcà fino in fondo infilandoti dentro: dentro al foro, infatti, vi è immancabilmente un vilyssimo TAPPO DI GHIACCIO che, se non eliminato, renderà nulli & vani tutti i vostri sforzi.

Se mai ve lo foste domandato, è questo il motivo per cui aver tolto il ghiaccio dalla vaschetta col punteruolo non è servito ad una beneamata, e i tecnici vi ripetono che l'unica in questi casi è tenere il freezer spento e aperto per non meno di due giorni.

Se il tubicione non entra nel foro, schizzateci da fuori un po' d'acqua calda, contate fino a tre, risucchiatela per quanto possibile, e ripetete quante volte sarà necessario. E pregate Yog-Sothoth che il tappo non sia più profondo di due, tre centimetri.

Ma con la pazienza e un po' di fortuna, il tubo entrerà, e non appena la pompa aria/acqua inizierà ad aspirare aria (il rumore è inconfondibile), saprete che il tubicino sta inondando di acqua bollente la serpentina dell'evaporatore posta al di sotto, ed è perciò il momento di tirarlo fuori per evitare danni; e con questo, se Dio vuole, dovrei aver esaurito i doppi sensi.

Secondo la mia teoria, con i prossimi cicli di no-frost il ghiaccio extra rimasto in loco, a monte della scolma - direi un mezzo chilo buono - si scioglierà gradualmente, e gocciolerà via pacificamente e senza ricongelarsi o creare occlusioni, e non saranno necessari ulteriori interventi per un buon annetto.

Se, però, la prossima settimana ritrovo la palude stigia per terra davanti al frigo, giuro vo dal rivenditore XXX e gli do una dimostrazione della mia ricettyna domestica per produrre la ciclonite.