Spaghetti e mandolino

Posted on 01/01/2022 in viaggi

Quella trentina abbondante di anni fa, mi trovavo in Scozia all'università estiva di Stirling, insieme a un branco di raccattati di tutto il mondo, tra i quali ricordo con gratitudine Pietro, un italiano di Genova.

Quella fu l'estate in cui dissi "Here in ENGLAND" a un ceilidh (già raccontata) e mi esibii in un ἅπαξ λεγόμενον che oggi la gente che non capisce chiamerebbe "negging". Rimando a un'altra volta le mie ulteriori disavventure con le studentesse (e gli studenti) giapponesi. Fu anche l'estate dove scoprii che almeno a Stirling non c'è gran differenza fra un ortopedico e un veterinario; credo mi abbia visitato il dottor Cameron1

Ma tornando alla storia principale... verso la seconda settimana di soggiorno, si fa pressante un altro motivo di disagio: la dieta, assai differente da quella mediterranea.

Già dopo quattro o cinque giorni, credo, avevo cercato di spiegare pacatamente al cuoco della "canteen" che quegli "spaghetti boulognaise", se li esponi in atmosfera a Bologna, ti coprono di pece e piume e ti portano a spalla su una rotaia fino al torrente Reno per affogartici dentro. Chiesi anche senza successo delle patatine al gusto di patatina (perché c'erano alle cipolle di non so dove, al curry tremendo vile, al pepe, al sapore di sale delle Orkney, al gusto di stoca[scusa Zuccherbe']) ma AL GUSTO SUO NATURALE NO, QUELLE NON LE FACEVANO.

Ora io sono di bocca buonissima, mangio pure l'haggis, però come diceva Orazio, c'è una giusta misura nelle cose: e, dopo dieci giorni di cucina universitaria, io i "certi denique fines" li avevo oltrepassati sgommando.

Ed ecco che dopo quindici giorni di patimento, Pietro getta la bomba nel gruppetto di italiani: dovete sapere, ci dice, che mia madre - ah, crëuza de mä! - mi ha messo in valigia per le emergenze due chili sani di pasta e due vasi di pesto genovese fatto da lei.

Ma dopo esserci esibiti in una collettiva di cori da stadio e capriole sulle mani, facciamo una scoperta sconvolgente: le cucine studentesche non funzionano. I fornelli elettrici non si accendono. Nessuno.

Ci informiamo presso il portiere di Geddes Court. "No, sono bloccate. C'è un blocco a combinazione perché d'estate bla bla bolletta elettrica bla bla assicurazione bla bla studenti delinquenti bla bla". Poi, lo sconsigliato pronuncia la maledizione senza perdono, l'Avada Kedavra degli hacker di tutto il globo.

"Senza il codice e la chiave, non c'è modo di riattivarle".

La stessa sera, esamino il congegno taccagno & assassino, e devo ammettere quasi abbastanza ingegnoso, che qualche depravato amministratore con le tagliole nelle tasche ha fatto installare per impedire ai poveri studenti di darsi ad orge notturne a base di spaghetti al pesto.

Mmm.

La prima mattina possibile, sono in un negozio di materiale elettrico nella vicina Stirling, dove investo qualche sterlina in cavo ignorante da trenta ampère, un cercafase, guanti, pinze, e tre o quattro altri attrezzi e pezzi sciolti.

Il pomeriggio stesso dopo le lezioni mi reco alla "Canteen" e chiedo al cuoco una pentola, dei piatti e delle posate imbastendogli una supercazzola che avrebbe fatto onore al conte Mascetti ("L'astinenza da spaghetti ti porta +500 punti esperienza. Hai sbloccato la carta 'Controllo Mentale'").

E quella sera d'estate, la cucina d'improvviso si sveglia convinta che sia l'otto di gennaio. Pertanto venti minuti dopo l'acqua bolle allegramente e viene buttata la pasta. Il gruppo di complottatori conta ora una quindicina di aderenti, la metà forestieri che assiste rapita al rituale pagano dello scolamento degli spaghetti mentre Pietro officia il condimento col pesto.

E' circa a questo punto che si apre la porta e compare il custode, che fissa inorridito la cucina in funzione.

Mentre io perdo dieci anni di vita, Pietro che è - come quasi chiunque - anni luce più disciulato di me non si lascia intimidire: prende un piatto, solleva una forchettata di pasta italiana al pesto genovese e la caccia sotto al naso del custode, intimando, "Have some".

Lo sventurato inala -- ed è nostro.

"You musht" - si raccomanda poco dopo, masticando "put everyfing back in order". Promettiamo.



  1. chiedo venia: ho fatto confusione fra A. J. Cronin e J. Herriot. Allora, no: mi ha visitato il dottor Herriot, ma vecchio e rincoglionito come se fosse il dottor Cameron